Terapie psichedeliche per la salute mentale: evidenze, rischi e prospettive

Negli ultimi anni, le terapie psichedeliche hanno attirato sempre più interesse nell’abito della salute mentale. Non si tratta di una moda passeggera, ma di un filone di ricerca scientifica che sta crescendo rapidamente.

 

Le informazioni presentate in questo articolo si basano sugli ultimi aggiornamenti pubblicati nel 2025 dall’American Psychological Association (APA), uno dei principali enti a livello mondiale nel campo della psicologia.

 

Dagli studi su sostanze come MDMA, psilocibina e LSD emergono dati promettenti sul trattamento di disturbi resistenti ai farmaci tradizionali, come depressione, ansia e disturbo da stress post-traumatico (PTSD). Allo stesso tempo, la comunità scientifica sottolinea la necessità di ulteriori ricerche per garantirne sicurezza ed efficacia.

Psicologo Psicoterapeuta Treviso e Online - Simona Carniato

Ricerca attuale e approvazioni regolatorie

Nel 2024, la Food and Drug Administration (FDA, ente regolatorio statunitense) ha respinto la richiesta di approvazione della MDMA per il trattamento del PTSD resistente alla terapia tradizionale, richiedendo ulteriori studi.

Le principali preoccupazioni riguardavano:

  • la difficoltà di valutare correttamente la componente terapeutica;

  • la creazione di studi “in cieco”, dato che gli effetti psichedelici rendono i partecipanti consapevoli di aver ricevuto il farmaco o il placebo.

 

Nonostante questo, gli scienziati rimangono ottimisti: MDMA, psilocibina, LSD e altre sostanze psichedeliche potrebbero ricevere approvazione nei prossimi anni, a condizione che vengano condotti studi più completi e diversificati.

Come funzionano gli psichedelici nel cervello

Le ricerche più recenti mostrano che gli psichedelici agiscono aumentando la neuroplasticità, cioè la capacità del cervello di creare nuove connessioni.

 

Uno studio ha osservato adulti sani sottoposti a psilocibina: durante l’esperienza psichedelica, la rete cerebrale che crea il senso di identità e “sé” (default mode network) risultava temporaneamente desincronizzata.

Dopo l’esperienza, alcune connessioni cerebrali sono tornate normali, mentre altre, soprattutto tra ippocampo e default mode network, hanno mostrato un reset duraturo, facilitando il cambiamento di schemi comportamentali disadattivi.

Psichedelici e memoria

Gli psichedelici influenzano la memoria in modi specifici:

  • riducono temporaneamente la memoria episodica (ricordi di esperienze legate a tempo, luogo ed emozioni);

  • migliorano la memoria di familiarità corticale (riconoscere persone o ambienti senza ricordare esattamente dove o quando).

 

Questo effetto può essere utile per imparare nuovi comportamenti e superare schemi radicati nel tempo, soprattutto se supportato dalla guida di uno psicoterapeuta esperto.

Periodi critici e apprendimento

Studi sugli animali hanno evidenziato che psichedelici come psilocibina e MDMA possono riaprire “periodi critici” di apprendimento, facilitando lo sviluppo di abilità sociali o comportamenti adattivi. Questi periodi durano alcune settimane, similmente alla durata degli effetti acuti delle sostanze negli esseri umani.

Durante questo periodo, l’espressione genica cerebrale favorisce il mantenimento e la riparazione dei circuiti legati all’apprendimento.

Sfide nella ricerca

La selezione dei partecipanti è una delle principali difficoltà negli studi sulle terapie psichedeliche. Molti potenziali pazienti vengono esclusi per criteri come precedenti trattamenti farmacologici o uso di sostanze. Inoltre, la maggior parte dei dati proviene da partecipanti prevalentemente bianchi, istruiti e benestanti.

Gli scienziati sottolineano l’importanza di includere campioni più diversificati per garantire risultati più affidabili e rappresentativi.

Educare pazienti e professionisti

I pazienti mostrano grande interesse per le terapie psichedeliche, ma molti operatori sanitari non si sentono ancora sufficientemente preparati a rispondere alle domande.

Negli Stati Uniti, diversi programmi formativi mirano a:

  • insegnare storia e tipologie di psichedelici;

  • approfondire sicurezza, controindicazioni ed effetti;

  • mostrare come integrare la psicoterapia nel trattamento;

  • aggiornare operatori su aspetti etici e modelli di cura innovativi.

Etica e pratiche sicure

L’uso di psichedelici richiede attenzione etica e terapeutica:

  • i pazienti possono essere più vulnerabili a dinamiche di potere e transfert;

  • potrebbero manifestare allucinazioni o comportamenti insoliti;

  • pratiche come il contatto fisico devono essere chiaramente concordate e consenzienti.

 

L’obiettivo è garantire un trattamento sicuro, informato e guidato da professionisti qualificati.

Conclusione

Le terapie psichedeliche rappresentano una frontiera promettente per il trattamento di disturbi mentali resistenti.

Pur non essendo ancora approvate, la ricerca mostra come MDMA, psilocibina, LSD e altre sostanze possano aiutare a:

  • modificare schemi comportamentali disadattivi;

  • favorire l’apprendimento di nuovi comportamenti sani;

  • migliorare la salute mentale in contesti clinici guidati.

 

Con studi sempre più rigorosi e diversificati, formazione per operatori e attenzione etica, queste terapie potrebbero diventare parte integrante della salute mentale futura.

Sitografia:

American Psychological Association (APA)

 

Revisionato da Dott.ssa Simona Carniato.
Scritto da Dott.ssa Francesca Minucci e Dott.ssa Simona Carniato.

 

 

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